Sullargomento si consiglia la seguente bibliografia essenziale:
Giorgio Morelli, Il costume delle donne di Scanno, in
"Lares", XXVII, Firenze 1961, fasc. 1-2, pp. 1-14
AA. VV., Labbigliamento popolare italiano,
numero monografico de "La ricerca folclorica", XIV, Brescia 1986
Enzo Accardo - Franco Cercone,
Costumi popolari dAbruzzo, LAquila,1992
Giuseppe Sebesta, Il costume di Scanno, Roma1993
Marco Notarmuzi, Eustacchio e Tecanera, ovvero le
tradizioni popolari di Scanno, Teramo 1993
Giorgio Morelli, Pagine scannesi, Roma 1996 |
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Come una regina
A Scanno
il costume tradizionale femminile è segno e mimesi di una condizione storica in cui il
potere e il prestigio delle donne hanno rappresentato il fondamento della vita sociale
Testo di Maria Concetta Nicolai Foto di Cesidio
Silla |
Era ntra lume e lustre a zu giardeini,
Cumparaiva la stella nauriente;
La zieta cu zu lacci maranceini
Ci rifecì le trecce risplendente,
Ci lavette za faccia a zu cateine
E ci faicì chinda dariente,
Ci mettette la gonna ncu zi viulitti
Ci facietti nu biezzi cappillitti.
Con
questa ottava (precisamente la quarta del Matrimonio alluso di Scanno) Romualdo
Parente introduce, in uno scenario carico di ridente e magica emozione, la figura di
Mariella, intenta ad abbigliarsi, sul far dellalba, nel giorno delle nozze.
Il
poemetto edito nel 1764 costituisce oltre che un unicum letterario, anche una preziosa
testimonianza di cultura materiale e antropologica. Per gli studiosi del costume femminile
scannese, in particolare, rappresenta il termine a quo, i lacci, che attualmente
caratterizzano con tanta grazia lacconciatura delle trecce, fanno la loro
apparizione.
Da
alcune carte dotali del XVI secolo, in cui sono descritti, con dovizia di particolari,
capi di vestiario e ornamenti, si evince che, in origine, il modo di vestire delle
scannesi, rispetto a quello in uso nei paesi vicini, differiva solo per una accentuata
sontuosità dellinsieme, per la presenza dei gioielli e, infine, ma in maniera
appena accennata, per il modo di coprirsi il capo con un fazzoletto scarlatto legato sulla
nuca.
Questa
acconciatura, in seguito detta cappellitto, come, nel 1792, chiarisce Michele Torcia nel
suo "Saggio itinerario nazionale del Paese dei Peligni" è formata "da un
fasciatoio di saia blò (...) tessuto con vari fini ed intrecciati ricami di seta a rose
strocche (...), da un violitto, cioè veletto sottile di bambagia, intrecciato con fili di
seta di vario colore, e questo ripiegato indietro e pendente a due code (...)".
Sotto
il cappellitto le trecce erano raccolte, secondo una diffusissima foggia dellepoca,
entro la rezzola, una reticella non di rado ornata di monete doro. Lorigine
dei nastri di seta o di lana intrecciati ai capelli, va ricercata allinterno di una
moda barocca e spagnoleggiante, diffusasi in tutto il Centro meridione dal Settecento in
poi, e tendente ad enfatizzare lornamento e il dettaglio.
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