Fuochi
d'Inverno
E adorarono
il fuoco
La sera
della vigilia di Natale, ad Agnone, un fiume ardente corre per le
strade. Gli uomini della campagna rinnovano la ndocciata, un
sistema religioso complesso, uno status liminale vissuto ed
esorcizzato
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Come si arriva ad
ATRI: Autostrada A 14, uscita Pescara - Città
Sant'Angelo. Prendere la SS 81, seguendo le indicazioni. I Faugni
si svolgono all'alba dell'8 dicembre e solitamente sono preceduti
da una lunga conviviale che dura tutta la notte.
Per
informazioni: Municipio, Vigili urbani, Tel.
085/87911.
LA
STORIA
Città picena, che qualche storico ipotizza abbia dato il nome al
mare Adriatico, Atri acquistò, in epoca romana, un rilievo che
mantenne fino alla caduta dell'impero e alle invasioni barbariche.
Nel trecento divenne feudo degli Acquaviva che la trasformarono in
centro amministrativo dei loro possedimenti, realizzandovi il
Palazzo ducale e chiese che dotarono di opere d'arte e arredi
preziosi che oggi arricchiscono le sale del Museo capitolare. |
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Fuochi
d'Inverno
Una luce prima dell'alba
Testo di Maria
Concetta Nicolai Foto di Andrea Papa
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L8
dicembre Atri festeggia la Regina del cielo illuminando le ultime
ombre della notte con una miriade di fuochi di gioia
L'uso
di accendere fuochi durante il periodo che precede o segue
immediatamente il solstizio d'inverno è diffuso in tutta l'Europa
dove, a seconda dei luoghi e delle circostanze, acquista caratteri
propri.
Ovunque, però, sia che si accetti la teoria solare elaborata da
Edward Westermarck, o quella purificatrice di Eugen Mogk, il
valore generale di questi riti ha, in ogni caso, una base comune
che concilia le due letture a livello concettuale e funzionale.
Come afferma James G. Frazer, nel suo celebre Ramo d'oro
"ammettendo che i fuochi accesi siano intesi ad imitare la
luce e il calore del sole, dobbiamo considerare le qualità
purificatrici e disinfettanti che l'opinione popolare attribuisce
a queste feste derivate direttamente dalle medesime qualità
purificatrici e disinfettanti della luce solare".
In questo ambito interpretativo si collocano i fuochi d'inverno il
cui significato specifico resta quello del rinnovamento
propiziatorio, dell'interruzione simbolica del quotidiano a favore
del tempo sacro e primordiale in cui si inquadra ogni
rifondazione.
Solitamente hanno inizio con le feste di Ognissanti e di San
Martino che la scuola antropologica europea riferisce alla cultura
celtica discesa in ambito mediterraneo in età alto medioevale, e
si concludono con i roghi di gennaio per Sant'Antonio Abate e San
Sebastiano. Con la Candelora infatti già si affaccia la scansione
primaverile dell'anno lunare che trova con Pasqua il suo segno
più alto.
L'Abruzzo conserva, nelle sue tradizioni agro-pastorali, molte
feste di fuochi invernali, alcune molto conosciute e spettacolari
come le Glorie di Scanno, le caldaie di San Nicola a Pollutri, le
Farchie di Fara Filiorum Petri, altre più intime e familiari come
il ciocco natalizio e le fiaccolate per la messa natalizia di
mezzanotte, tra le quali si segnalano quelle di Tufillo e Nereto,
altre infine apparentemente più in linea con la dimensione
cristiana come appunto è il caso dei Faugni di Atri.
Secondo l'interpretazione più accreditata i faugni, derivano il
nome dalla forma volgarizzata di Fauni ignis, quel fuoco di Fauno
che riconduce a misteriose simbologie solari connesse a un
concetto panico della natura, proprio delle feste latine di Giano
e Saturno.
Il fatto che la tradizione si svolga in onore della Concezione
Immacolata di Maria e che, nella formalizzazione attuale, si
esprima entro le coordinate della devozione cattolica, non ha
annullato le valenze archetipiche del rito che mostra ancora, sia
pure a livello di suggestione, i caratteri iniziatici dei
cerimoniali agrari in cui entra a far parte una divinità
femminile. L'accensione e il ballo della Pupa pirotecnica, che
fino a qualche anno fa, concludevano i faugni, rafforzano
l'ipotesi che l'evento debba essere intepretato tenendo presente,
innanzi tutto, la sua struttura rituale, entro i cui parametri,
bruciando in un fuoco che simboleggia il sole, lo spirito della
vegetazione o della Madre dei campi, considerata la più perfetta
delle vittime per un olocausto sacrificale, si intende assicurare
all'anno agrario rinascita e abbondanza.
All'alba dell'8 dicembre, quando le ombre sono ancora fitte, gli
atriani danno vita ad uno spettacolare corteo e raggiungono la
cattedrale facendosi lume con grossi fasci di canne, tenuti
stretti da legacci vegetali. Al rintocco della campana della
cattedrale, dalle contrade e dai quartieri della città, si
muovono compagnie salmodianti che raggiungono la piazza. Lo
spettacolo, anche per lo scenario storico ed artistico in cui si
svolge, è di grande effetto.
Un altro particolare significativo che ricollega i faugni alle
antiche licenze di dicembre è che, durante la processione, i
giovani, senza che alcuno ritenga il comportamento disdicevole al
raccoglimento del corteo, si divertono a sparare micce e
mortaretti con il dichiarato intento di farsi notare e avvicinare
le ragazze.
Il rito si conclude con l'ascolto della messa mattutina,
all'uscita della quale, quando ormai è giorno fatto, gli atriani
si ritrovano sul sagrato, su cui si apre il bellissimo portale di
Rainaldo, per ascoltare le note della banda musicale e scambiarsi
auguri di prosperità e di pace.
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