D'Abruzzo

Home
Su
Filo diretto
Catalogo
Abbonamenti
Cerca

Mare d'Inverno
Testo di Vincenzo Ronzitti Foto di Andrea Papa

La dimensione delle spiagge battute dal vento quando il clamore della bella stagione si spegne

"
... assordante ed impertinente, come le donne delle Baruffe chioggiotte. Ma Dio vi salvi dalle onde matte, uscite dai manicomii del gorgo, coperte della loro densa bava bianca, nelle quali, a un tratto, vi sentite sommerso, arrovesciato, travolto, e quando finalmente mettete fuori la testa, un'altra onda vi si sbatte in faccia e vi spezza il respiro; poi, diventato sospettoso, guardate in giro con tanto d'occhi, 
e vi apprestate a ricevere degnamente sul petto una ondata minacciosa, che vedete precipitarsi contro di voi, e già quasi vi seppellisce, ma ecco invece che si spiana e si risolve in nulla; gli assalti vi vengono vigliaccamente dai fianchi e dalle spalle, senz'ordine, senza ragione; vi stancate, vi spossate, cominciate a disperare; date quasi un addio alla terra, e toccate dopo sovrumani sforzi la riva, uscendo da quell'acqua sciaguattata da tutti i venti, nera, orlata di certe frange e certi fiocchi d'argento sudicio, che le danno aspetto di uno sconfinato drappo funereo. 
Eppure nel mare quieto o nel mare agitato l'uomo si sente pieno di vigoria. La sua buona vanità gli fa credere o di dominar la natura, o di essere tanto grande, che Dio, per ischiacciarlo, debba scatenargli contro tutte le furie degli abissi. Svaniscono le noie mortali, il cuore si ritempra, si fa provvisione di coraggio e di forza.
"

Arrigo Boito, Nuove novelle vane

Di certo vi sarà capitato di osservare l’alba in inverno. Non so quali sensazioni avrà suscitato, comunque si sarà fatta attendere a lungo prolungandosi, senza fretta, in quel lento schiarire del cielo. Come se il gelo notturno avesse bloccato nell’incedere anche il sole che spesso, dopo una fugace apparizione, torna ad avvolgersi in una coperta di nuvole sovrastante, a modesta quota l’orizzonte marino.
Tutto è più calmo, rallentato. È l’antico messaggio naturale dell’inverno che, come un sogno tranquillo, acquieta e rigenera le energie.
Sono i gabbiani e le berte che per primi corrono incontro al nuovo giorno, inscenando sul mare acrobatiche evoluzioni intorno a pescherecci in pesca ed impadronendosi, tra i rumorosi litigi dei pesci gettati fuori dal bordo durante la “capatura”.
Scuri cormorani, dal perenne volo frettoloso e radente, lasciano i posatoi notturni, siti deserti delle scogliere o riservate foci, per dirigersi verso aree di pesca. Mentre i rapaci notturni tornano a riposare, soddisfatti dalla lunga notte di caccia, nei diversi ruderi, già antiche case coloniche o caselli ferroviari, che ancora residuano lungo il litorale abruzzese.
Anche il tasso può tornare sazio nella sua inaccessibile tana. Ha trovato meno di quanto razziato d’estate nei campi coltivati ed ha dovuto scavare ma, schivo com’è, nessuno ha disturbato la sua ricerca. Chi, infatti, rompe il silenzio di una notte d’inverno tra i residui lembi di macchia mediterranea. Ormai, con il giorno che ha avuto il sopravvento sul buio, il tepore del sole, seppur mite, trasforma i sommessi richiami delle folaghe e degli altri uccelli, nascosti tra i canneti delle foci dei fiumi, in vivaci battibecchi e frullare nervoso delle ali.
Sott’acqua il grongo è da tempo tornato a rifugiarsi nel suo buio pertugio, dopo aver vagato tutta la notte tra i massi del fondo ed i frangiflutti del porto a caccia di ormai rade prede. Molte specie di pesci preferiscono stazionare al largo, al riparo dalle mareggiate e dal gelo, e quelle stanziali (tordi, ghiozzi, bavose e perchie) sono contese con dentici e ombrine, raramente avvistabili sottocosta nelle altre stagioni.
È così. L’inverno riserva tante possibilità di pacata e sicura osservazione della natura. Perché lasciare allora un simile godimento solo a poche persone, riducendo la fruibilità ambientale alla rumorosa ed aggressiva ricerca dei cacciatori ovvero alla spasmodica e mirata attesa dei pescatori.
Le sensazioni si cercano e si acuiscono con la consapevolezza.
Provate a verificare quale meravigliosa sensazione di benessere si prova a passeggiare in solitario in riva al mare quando è freddo. Sentite l’aria frizzante scorrervi dentro, infondervi fresca e pura energia, e la solitudine libererà sopiti pensieri, permettendo una salutare introspezione. Solo l’inverno può regalarvi simili momenti.
Immaginate ora la stessa scena con l’intromissione di un colpo di fucile o, peggio, di un’assordante moto che devasta le dune. Quanta rabbia vi invade. E’ stata violata la vostra intimità.
Pensate alla soddisfazione provata nell’andare a vedere la spiaggia ricoperta di neve o ad osservare il frangersi di imponenti onde, ancestrali forze della natura cui opporsi è solo superbia.
Inoltratevi, in un giorno di burrasca, nella pineta di Vallevò, nei boschi dei canaloni di San Vito, nella lecceta di Torino di Sangro o nella Riserva di Punta Aderci, per sentirvi inseriti appieno nella perenne lotta tra gli elementi e la vita. Solo antichi, ma noti, rumori, diversi e distanti dal frastuono digitale che in estate invade gli stessi luoghi. Appagati cercherete il vostro caldo “rifugio”, con la piacevole consapevolezza che vi attendono molte ore di quiete prima del sorgere del nuovo sole.
Questo ed altro è il mare d’inverno.

 

EDIZIONI
MENABO'


Coordinamento multimediale
Maria Concetta Nicolai

Webmaster
Giustino Ceccarossi

© 1998, 1999 Edizioni Menabo', Professional Net