La
mostra, il catalogo
e il video
Allopera di Francesco Paolo Michetti (Tocco
Casauria 1851 - Francavilla al Mare 1929) è stata dedicata una grande mostra che fa il
punto sullintera produzione dellartista, comprendendo diverse sezioni nelle
quali si ricostruiscono le sue varie tecniche che spaziano dalla pittura, al disegno, al
pastello, alla scultura, fino alla fotografia, decorazione e architettura.
Ospitata nelle sale di Palazzo Venezia, a Roma, dal 6 marzo al 1° maggio, la mostra,
ideata e diretta da Roberto Lucifero, pronipote dellartista, sarà trasferita al
MuMi di Francavilla al mare dove resterà aperta dal 25 maggio al 30 agosto.
I due volumi del catalogo (Electa Napoli), oltre a mettere a fuoco le fasi dellopera
michettiana (gli esordi napoletani, i cicli popolari, ladesione al 900, la
fotografia) sviluppano i temi connessi alla personalità intellettuale: lo studio
antropologico dellAbruzzo, la creatività del Cenacolo francavillese con
lesposizione delle opere di Costantino Barbella e Nicola DAntino, i
manoscritti musicali di Francesco Paolo Tosti, quelli di Gabriele dAnnunzio, in
rapporto al quale vengono esaminati i contatti per la Figlia di Iorio.
Accompagnano lesposizione due video, sulla vita e lopera (in particolare Il
Voto, Gli Storpi, Le Serpi e la Figlia di Iorio) di Michetti, realizzati da Antonio
Lucifero che ha ideato, scritto e diretto anche Bentornato Ciccillo. Lettera aperta
a Francesco Paolo Michetti, distribuito da DAbruzzo con questo numero. |
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Francesco Paolo Michetti |
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Sacro e profano
Pittore di poetiche simboliste e di orientalismi
interiorizzati, Francesco Paolo Michetti rappresenta un Abruzzo fortemente religioso
sospeso tra limmaginazione del Mito e la visione dellanima popolare
Testi di Alessandra Gasparroni Foto di Gino Di Paolo
Attento osservatore della
quotidianità, Francesco Paolo
Michetti riuscì a comporre, nelle sue opere, laspetto sacro e profano tipico della
mentalità collettiva popolare abruzzese.
Accanto ai temi più strettamente religiosi, legati alle motivazioni delle tele dei grandi
cicli popolari riguardanti le processioni, quello che sottolineò fu laspetto della
religiosità che mescolava atteggiamenti di fede ad altri molto più umani e passionali.
Tutti i suoi personaggi sono attori di primo piano nella composizione pittorica, perché
ogni movimento, ogni nota di colore contribuivano a comporre la totalità della scena.
Michetti seppe cogliere quellanelito della gente semplice verso il divino che, in
alcuni suoi quadri, si concretizzò in gesti semplici e disperati, frutto di
unattenta analisi dal vero. Con Antonio De Nino si recò personalmente ai santuari
che definivano i percorsi devozionali abruzzesi (Miglianico, Casalbordino) e partecipò
alle lunghe processioni (Orsogna, Chieti, Rapino). Fu proprio la sua presenza nei luoghi
cultuali che
gli ispirò alcuni dei quadri più famosi: La Processione del Corpus Domini, la
Processione del Venerdì Santo, il Voto, le Serpi, gli Storpi. Losservazione
partecipata e luso della fotografia fornirono al pittore strumenti di supporto che
lo indirizzarono verso schemi pittorici che resero ancora più reali i movimenti dei
gruppi popolari ritratti nei loro sorrisi, nelle smorfie, nella preghiera e nella
disperazione. Nel Corpus Domini latmosfera è carica di gioia tutta profana, il
realismo dei fiori gettati nellaria sembra dare limpressione di poterli
raccogliere da terra, lallegria dei bambini e della madre, in primo piano, non è
disturbata dallo scoppio rumoroso del mortaletto fatto scoppiare sulla scalinata;
situazione tipica delle feste di paese e nota a chi lha osservata.
Tommaso Sillani fece del quadro una descrizione magistrale: Il messaggio di vita e
di gioia che esso recava fu inteso specialmente dallanima popolare che vi ritrovò
le sue predilezioni e i suoi schietti istinti, nobilitati in forme di stupenda
bellezza.
Il corteo dolente del Venerdì Santo riconduce a quellaspetto solenne e composito
della partecipazione processionale caratterizzata dal lento incedere dei confratelli che
portano croce e labaro: ai lati della strada uomini e donne si inginocchiano quasi
ripiegati su se stessi in segno di fedele contrizione. Latmosfera non è più
gioiosa come nel quadro del Corpus Domini.
Una sensazione festosa la si può ravvisare in alcuni momenti del corteo processionale
delle Serpi dove i bambini seguono, innocenti e noncuranti della solennità della
processione, le donne oranti adornate con caratteristici gioielli.
La situazione drammatica e surreale, entro la quale si muovono i personaggi del Voto si fa
carica e dolorosa allombra delle navate e alla luce dei ceri, in una nebbia
stagnante di aliti e di fumo.
Qui ha luogo la scena dei fedeli che, strisciando, raggiungono il busto di S. Pantaleone
per poterlo baciare e chiedere la grazia. Michetti riuscì a cogliere i tipici
atteggiamenti dei pellegrini che, frastornati dalla lunga veglia e suggestionati
dallatmosfera quasi magica si spingevano con movimenti animaleschi verso
laltare.
La sua attenzione verso tutto quello che caratterizzava quellafflato sovrumano verso
il sacro, spinse il pittore a produrre numerosi studi sulla postura di questi pellegrini
e, in particolare a tratteggiare larticolarsi dei piedi contratti che generavano la
spinta in avanti sul pavimento.
Lapporto fotografico sicuramente gli servì per comporre al meglio la scena
pittorica, ma lo aiutò anche a conoscere più da vicino le brutture della vita e le
disgrazie fisiche e mentali delluomo.
Il quadro degli Storpi che nella sua coralità abbraccia proprio queste diversità,
seppure osteggiato dai critici, servì forse a ricordare allesterno una realtà
dimenticata, anchessa tipica di società come quella abruzzese e soprattutto di una
moltitudine di malati che, ieri più di oggi, gravitano intorno ai Santuari per la
richiesta di grazie o di più prosaica elemosina.
La serena noncuranza degli armenti sembra essere sospesa sul dolore sottostante. Furono
molte le immagini che Michetti scattò in occasioni di visite ai luoghi santi abruzzesi.
Si mescolava tra la folla e fermava con lo scatto fotografico i momenti più salienti come
il corteo, le soste, il desinare.
Le espressioni pittoriche si concludevano con grande efficacia perché erano mutuate dal
vivo. Lo sconforto e il dolore per la deformità si univano con ineffabile prodigio alle
piccole allegrie che erano permesse da una giornata altra rispetto alla quotidianità e
che è facile ravvisare in qualche sorriso illuminato dal flash.
Lattenzione
che egli riservò alla spiritualità del mondo contadino della sua terra resterà sempre
patrimonio etnografico prezioso. La sua attenta ricerca spaziò in tutti i campi della
vita popolare abruzzese fermò sulla tela i momenti importanti dei cicli stagionali e
quelli del quotidiano insieme agli episodi di festa e di dolore. Gli spunti nascevano in
lui non solo dalla ricerca sul campo ma soprattutto dalla passione per la sua terra che
contribuiva a dare allimmagine una forte carica emotiva.
La descrizione puntuale che diede dei costumi, dei gioielli, dei tipici rituali del popolo
forniscono allosservatore aspetti scenici peculiari di un mondo quasi scomparso.
Nel descrivere le donne che tornano dal mercato o quelle che partecipano a cortei nuziali
ma anche le contadine che attendono ai lavori agresti, Michetti focalizza ogni minimo
aspetto degli abiti.
Le gonne a tinta unita sono spesso arricciate e raccolte da un lato per permettere loro un
passo più svelto o maggiore agilità nei movimenti del lavoro, sotto di queste
occhieggiano le altre, più leggere che venivano portate a strati; i corpetti sostenuti da
stecche di canna o di osso donavano alle donne quella particolare postura che determinava
il portamento.
In molti quadri, su questi abiti più semplici sono presenti grembiuli, fazzoletti da
testa e da spalla che andavano ad arricchire il costume nei giorni di festa. Qui il
pittore utilizza la vasta gamma cromatica dei tessuti e dei decori popolari; i grembiuli
presentano fasce ricamate di fiori, nei bordi, che risaltano ancora di più sulla
monocromia delle vesti come ne La raccolta delle zucche gli scialli donano
alle contadine unillusione di regalità come ne La sposa novella .
Nella scelta dei costumi abruzzesi, Michetti presenta più volte quello di Orsogna,
fotografandolo indosso alle contadine e riproponendolo in molti quadri quali:
Mattinata, Il ritorno dal mercato, Donna in costume
abruzzese. La particolarità del corpetto che è decorato da un bordo scuro
costellato di stelle, lo rende unico nel suo genere, tipico di questo costume è anche il
fazzoletto da testa che le contadine ripiegavano sul capo in modo particolare e che
Michetti dipinge con puntuale attenzione.
Anche gli uomini sono descritti con i loro abiti locali. Mantelli a ruota nel rosso cupo e
nel nero, si alternano a copricapi ricamati come ne La raccolta delle zucche o
a feltri scuri come ne La figlia di Iorio; contadini che lavorano al sole
vengono tratteggiati con ampie e candide camicie, mentre il freddo intenso proveniente
dalla Maiella avvolge i rudi pastori con calzoni, giacche e mantelli di lana, spesso di
color naturale.
Caratteristiche sono le cioce in pelle calzate dagli uomini di montagna. Minuziosa e
precisa è la descrizione dei gioielli che adornano le donne, le fanciulle, gli
adolescenti, gli anziani. Attento alle valenze apotropaiche degli amuleti, Michetti ritrae
ragazzi e giovinette che portano al collo nastri rossi ai quali sono infilati amuleti,
croci e medaglie benedette che sanciscono latavico binomio del sacro e del
superstizioso; probabili rimedi oftalmici si legavano allusanza di forare un lobo
dellorecchio maschile con un cerchietto doro e il Nostro, puntualmente, ritrae
uomini giovani e anziani con questo piccolo vezzo come il vecchio devoto davanti al busto
del santo ne Il Voto.
La tradizione orafa abruzzese ha dato origine nel passato, a monili di rara bellezza, nei
manufatti locali ogni artigiano ha liberato la propria fantasia anche se restano forti
alcune tipiche caratterizzazioni che ne documentano la provenienza.
Così, ad esempio, Pasquale Celommi insigne pittore dellOttocento abruzzese ritrae
le sue contadine e le mogli dei pescatori delle sue marine con i tipici ori e coralli del
teramano: orecchini a cerchio lunato le palommelle, senacoli doro e la famosa
collana di corallo a chicchi tanto grandi che erano punto di riferimento per il prestigio
sociale della donna che la indossava.
Michetti fotografa e immortala sulla tela gioielli popolari di area teatina; anche qui le
collane a vaghi doro vengono ritratte a profusione in occasione di processioni come
nel Corpus Domini e nelle Serpi.
Figure femminili avanzano nei cortei cariche di fili doro ai quali sono sospese
presentose di varia grandezza oscillanti per effetto del tratto pittorico che ne determina
il movimento, le bambine ora a capo scoperto, ora velate, indossano collane del prezioso
metallo a grosse sfere che, spesso, vengono offerte per devozione e richiesta di grazia, i
due grandi quadri delle Serpi e del Voto propongono numerosi
soggetti così abbigliati. Michetti arrivò persino a dipingere, con precisione, degli
orecchini nel vassoio delle offerte votive del Voto che si trovava davanti al
busto di San Pantaleone. Questi ornamenti, provenienti da Orsogna, sono caratteristica
costante nel corredo muliebre del pittore.
Si tratta di goielli a cerchio lunato molto grande, allinterno del quale sono
sospese catene ed elementi oscillanti che ne determinano non solo laspetto
scenografico ma anche la valenza apotropaica.
Michetti fotografò le contadine di Orsogna intente ai lavori di campagna o a quello di
portatrici dacqua con indosso questi grandi orecchini che rieccheggiano lontane
atmosfere orientali. Negli studi, nei bozzetti, oltre che nei quadri, questi ori orsognesi
sono continuamente appuntati forse perché donavano alla donna unespressione regale.
Limportanza che il pittore attribuì al particolare gioiello si rileva dal fatto che
soggetti dei suoi quadri non furono soltanto le donne del popolo ma egli li fece indossare
a Luisa Teramo nel suo ritratto e, molte volte alla moglie Annunziata,
fotografata e dipinta con questi preziosi ornamenti. |
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