Le due fondamentali
finalità della Caritas sono di sensibilizzare e coinvolgere lintera comunità
cristiana nella testimonianza della carità, al suo interno e sul territorio in cui essa
opera quotidianamente, con particolare attenzione agli ultimi; inoltre di coordinare le
iniziative e le realtà ecclesiali impegnate nella carità.
La vocazione al servizio
della carità va diventando sempre di più un modo che coinvolge tutta la persona, la sua
intelligenza, la sua coscienza, il suo cuore.
La carità, nella Chiesa,
non può essere un settore o un impegno di pochi ai quali poi, di fatto, si delega il "problema
poveri", ma essere sempre di più la testimonianza dellamore di Dio per gli
uomini di questo tempo perché ogni persona in difficoltà abbia intorno a sé una
comunità solidale e quindi una rete di solidarietà.
Penso che dobbiamo porre
una grande attenzione perché, soprattutto oggi, tempo di servizi che si moltiplichino,
ogni risposta da dare ad un problema non può prescindere da un metodo di lavoro basato
sul coinvolgimento e la collaborazione di tutti e di ciascuno, affinché le risposte non
siano "solo risposte" a problemi o persone, ma promuovano, per quanto
possibile, nuove mentalità, nuove condivisioni, nuovi atteggiamenti e linguaggi più
aderenti ai tempi e alle necessità.
Analoga attenzione
dobbiamo porre per evitare di essere o diventare vittime del fare. Il fare, da solo, non
produce cambiamenti, anzi spesso il solo fare ci lascia prigionieri nella spirale dei
bisogni e lattivismo, non ispirato da Cristo, diventa, prima o poi, espressione
umana e terrena.
La promozione e
lesercizio della carità presuppongono, quindi, lazione di tutta la Chiesa
locale perché non esiste comunità cristiana senza il servizio della carità, perché
abbiamo bisogno di fondare cristianamente tale impegno, perché quando si vede la
necessità o lopportunità di promuovere servizi, questi devono essere o apparire il
più possibile una dimensione dellessere e delloperare della Chiesa tutta.
La seconda grande
funzione della Caritas è il coordinamento delle associazioni e gruppi caritativi,
istituti assistenziali, movimenti impegnati nella diaconia, allo scopo di aiutarli a
sentirsi espressione dellunica Chiesa locale che ha nel Vescovo il suo centro
visibile.
La pastorale della
carità, nella quale non possono non essere coinvolti anche gli altri Uffici Pastorali,
non può prescindere da una base di stima e di volontà al dialogo, per un concreto
processo di armonizzazione della varie iniziative di carità e di promozione umana, per
evitare confusioni o inutili sovrapposizioni, ponendosi, nel rispetto delle legittime
libertà di tutte le realtà, il fine dellunità e dellarmonia.
Il coordinamento,
perciò, deve aiutare a sentirsi la medesima Chiesa ed a presentarsi, nellunità e
nel pluralismo, come segno di speranza per la comunità cristiana e per un mondo anche di
non credenti.
E in questa luce
che la pastorale della carità, che si articola in segni, iniziative, gesti e
quantaltro lo Spirito suggerisce e la storia sollecita, riceve pienezza di
significato.
Per dar vita a tale
tensione educativa alla carità, allinterno del magistero del nostro Arcivescovo,
che ci sollecita ad un compito di animazione pedagogica, da intendersi come superamento
dellassistenzialismo da una parte e come interazione con le altre dimensioni
pastorali dallaltra (catechesi e liturgia), nasce la proposta di questo itinerario
di lavoro per la Caritas, che vuole impegnarsi, in vista del Giubileo del 2000, a dare il
suo apporto per qualificare sempre più la vocazionalità dei credenti e la missione che
ogni comunità è chiamata a sostenere sulle frontiere dellevangelizzazione.
Promozione della cultura della
solidarietà: La vocazione al servizio della carità non è sempre facile perché se
siamo "figli di Dio" siamo anche "figli di questa società".
In tempi di grande incertezza come quelli che stiamo vivendo, si fa forte la tentazione,
di gran parte della società, a chiudersi a difesa dellesistente, a proteggere le
conquiste raggiunte in termine di reddito e status sociale, a chiudere gli occhi sulla
drammatica ripresa della povertà. Le abitudini consumistiche radicate, le condizioni di
tante famiglie, la scomparsa del lavoro dallorizzonte di tanti giovani e meno
giovani, la difficoltà di coniugare, nel quotidiano, la fede con la vita, spingono verso
la perdita di una grande cultura solidaristica. Siamo quindi chiamati a prendere atto, con
lucidità, che le possibilità di aprire alla carità spazi significativi, passa solo
attraverso una grande azione educativa, che renda visibile la fede che vogliamo
testimoniare, vissuta nella normalità delle relazione quotidiane.
Realizzare la caritas parrocchiale o
zonale in ogni comunità. E uno strumento semplice di animazione, di educazione,
di comunione e di coinvolgimento per vivere la carità in modo continuativo, comunitario
ed attento ai reali bisogni esistenti sia allinterno della stessa comunità che su
scala più ampia.
Creare un Osservatorio della Povertà
a livello diocesano, per la rilevazione della situazione, analisi e ricerca sulla povertà
in genere a livello diocesano e per realizzare una programmazione pastorale che tenga
conto della effettiva situazione del territorio.
Creare Centri di Ascolto a livello
parrocchiale o zonale, per dare risposte mirate e significative ai problemi della povertà
presenti nelle varie realtà territoriali.
Realizzare strutture di accoglienza
a livello diocesano o zonale o nelle parrocchie di dimensione significativa, che
visualizzino la carità come percezione della presenza di Dio nei poveri. Ciò potrebbe
portare anche a ripensare le strutture parrocchiali come "opere segno" in
risposta ai problemi del territorio (giovani minori anziani
extracomunitari ecc.).
Coinvolgere le molteplici realtà
della vita consacrata e non nei servizi di accoglienza, aiuto e solidarietà,
valorizzando le specificità e corresponsabilizzandoli in progetti ecclesiali condivisi.
Impegnare gli Enti Locali al
riconoscimento di diritti ed esigenze di base di ogni persona (alimentazione, abitazione,
sanità, assistenza, dignità di vita, lavoro
). Ciò va collegato
allelaborazione di proposte che si concretizzino in politiche sociali con al centro
la famiglia e con la qualificazione di tutta la gamma dei servizi alla persona.
Sviluppare il servizio civile e
lAnno di Volontariato Sociale per le ragazze, nella convinzione della positività di
tale proposta in termini di contributo al bene comune e come tirocinio di solidarietà
sociale.
Educazione alla mondialità
attraverso un lavoro congiunto, in Diocesi, a sostegno di gemellaggi, progetti di
sviluppo, microrealizzazioni
Diffusione di proposte quali il
Commercio equo solidale, la Banca Etica, lEconomia di Comunione ecc., sviluppando,
nel contempo, un adeguato supporto culturale e informativo a sostegno di questi nuovi
percorsi di solidarietà.
La giornata della carità:
scegliere, in accordo con le parrocchie, il periodo più opportuno per sviluppare
unazione particolarmente intensa di riflessione e di avvio di iniziative di
solidarietà.
Limpegno formativo: Senza
forti motivazioni non si resiste nel servizio ai poveri, ma essa non garantisce la
competenza necessaria per un autentico servizio. La formazione degli operatori di carità
è una forma di rispetto per gli operatori stessi, ma soprattutto per i destinatari dei
servizi, che non devono diventare mai le cavie della inesperienza caritativa.
Contiamo di dar
gambe a questi propositi chiedendo la collaborazione, oltre che degli altri Uffici
diocesani, delle zone pastorali e delle parrocchie dichiarando, da subito, la nostra
disponibilità a colloqui, incontri, studio dei dati e stesura di singoli progetti per
proporre contenuti, segni e strumenti comuni, e per individuare obiettivi condivisi.
Daltronde penso di
poter affermare che il nuovo Statuto della Caritas diocesana e la nomina di una equipe,
che ha nel Vescovo il suo centro, tenti di incentivare rapporti collaborativi e
continuativi nuovi.