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LA STORIA
Testi di Elsa
Flacco e Lucio Taraborrelli
Fotografie di Luciano D'Angelo e Andrea Papa
"Un'immensa pace regnava nella valle sottostante, e
la Maiella tutta ancora candida di nevi pareva ampliare l'azzurro con il suo semplice e
solenne lineamento. Guardiagrele dormiva, simile a un gregge biancastro, intorno a Santa
Maria Maggiore". Così nel "Trionfo della morte" è presentata la città
addormentata allo sguardo assorto d Giorgio Aurispa, affacciato al balcone della
casa paterna. "La nobile città di pietra, con le sue torri millenarie la fiera
Guardia posta a fianco della Maiella", riesce ancora a catturare il visitatore tra le
viuzze e le piazze, facendolo sostare, interessato e ammirato, davanti a una bottega
artigiana o a uno scorcio panoramico.
Le origini di Guardiagrele si perdono nelle nebbie del passato che schiere di eruditi e
studiosi locali hanno tentato, fin dal '700, di diradare, elaborando leggende e invenzioni
suggestive per supplire al vuoto dei documenti e ad attribuirle nobili ascendenze. La
fondazione ad opera di mitici Pelasgi, etimologie più o meno fantasiose (l'antichissimo
nome solare Aelion, secondo d'Annunzio) il transito di celebri personaggi (Spartaco,
Belisario, Narsete, San Francesco) sono solo alcuni dei tasselli di un mosaico composto da
generazioni di cantori di glorie patrie. In realtà sembra impossibile rintracciare
qualche testimonianza di agglomerato urbano antecedente al Mille. Gli studi più recenti
ipotizzano la costituzione di un presidio militare longobardo a guardia dell'antico
villaggio di Grele. La probanile derivazione del toponimo dall'etnico marrucino Ocrilis,
con il significato originario di Villaggio di montagna, confermerebbe l'ordinamento
paganico-vicano dei Marrucini, sopravvissuto alla dominazione romana, alle prime invasioni
barbariche e al rapido passaggio dei Bizantini.
Una villa quae vocatur Grele è annoverata in una bolla di papa Alessandro II (1061-1073),
tra i possedeminti del monastero di San Salvatore a Maiella. Altri documenti ne assegnano
la proprietà nella seconda metà del secolo XII, alla famiglia dei Palearia, che aveva da
poco rilevato la contea di Manoppello, entità politica di cruciale importanza
nell'organizzazione territoriale dell'Abruzzo citeriore normanno. Dopo la successione
angioina i Palearia conserveranno i loro feudi fino ai primi del Trecento, quando gli
Orsini daranno inizio a un periodo di egemonia che si protrarrà per circa duecento anni.
I secoli XIV e XV segnano l'epoca di massima vitalità civile e culturale della società
guardiese, come testimonia il permesso di battere moneta concesso nel 1391 a Napoleone II
Orsini da re Ladislao di Durazzo. Il conio dei bolognini, piccole monete d'argento con
l'effige di San Leone papa e, sul rovescio, la sigla Guar circondata dalla scritt
Ladislausr, rappresenta il riconoscimento dello spazio politico che gli Orsini riescono a
ritagliarsi in un contesto dominato dalle lotte interne per il potere del regno di Napoli.
Nella prima metà del Quattrocento Guardiagrele conosce insieme all'autonomia politica,
documentata dagli Statuti Comunali, una fioritura ar hitettonica ed artistica senza
precedenti, grazie ad artisti come l'orafo Nicola, che disseminerà di capolavori le
città abruzzesi. L'apertura alle correnti più importanti in campo culturale e artistico
è comprovata dalla presenza, in loco, di Andrea de Litio, il cui colossale San
Cristoforo, affrescato nel 1473, simboleggia, con la fine del Medioevo, la conclusione di
una fase di ineguagliata prosperità e di irripetibile splendore. I secoli successivi
vedono un progressivo ridimensionamento anche demografico oltre che politico e culturale,
della città. Decisive le catastrofiche pestilenze che, a più riprese, sconvolgono
l'esistenza della comunità civile: in particolare le due epidemie della seconda
metà del Cinquecento e de Seicento. Non mancano neanche terremoti disastrosi come
quello del 1706, all'origine dei restauri che hanno cambiato il volto dell'architettura
religiosa e civile. La storia politica torna ad occuparsi di Guardiagrele nel 1799, quando
la città si mobilita in appoggio ai Borboni contro i Francesi, subendone l'assedio e la
dura rappresaglia.
Sul piano socio-economico la persistenza fino all'inizio del secolo scorso di un latifondo
di tipo feudale ha successivamente ceduto il passo ad un riassetto della proprietà
agricola, parallelamente all'ascesa di una borghesia che ha intaccato l'antico potere
baronale. La presenza, anche in area guardiese, del fenomeno del brigantaggio può
considerarsi l'ultimo episodio di un ribellismo velleitario, prodotto di una miseria
atavica. In tempi più recenti non si possono dimenticare le drammatiche vicende della
seconda guerra mondiale: i bombardamenti del dicembre 1943, in particolare, oltre a
provocare numerose vittime tra i civili, hanno danneggiato molti edifici del centro
storico costringendo gli abitanti allo sfollamento: i segni dolorosi di quell'esperienza
sono rimasti impressi in modo indelebile nel patrimonio architettonico e nella memoria
collettiva.
Sopra: Piazza San Francesco, la chiesa del Convento e il palazzo comunale. Sotto:
capitello simbolico riproducente l'ipostasi della Trinità (sec XV)
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