L'Arte il Fuoco la Magia
Con il ritmico battere dei ramai e le suggestive vampe nelle
fucine dei fabbri ferrai Guardiagrele accoglie a Porta San Giovanni il visitatore. La
storia dell'artigianato guardiese è legata a due fattori: Guardiagrele si inserisce nel
sistema dei percorsi pastorali attraverso un tratturo che da Rapino proseguiva verso
Castelfrentano passando per la contrada Santa Lucia. In secondo luogo nel paese si è
sviluppata, a partire dal XV secolo, una classe di committenti borghesi che ha creato le
condizioni per l'affermazione di una produzione manifatturiera non strettamente collegata
al soddisfacimento di bisogni immediati. Un ruolo importante è stato svolto dall'arrivo,
documentato dalla seconda metà del 400, di maestranze lombarde attive sopratutto a
Pescocostanzo, ma giunte anche a Guardiagrele, come testimoniano alcune voci del gergo
lombardesco, individuate da Francesco Sabatini, ancora usate dagli artigiani guardiesi nel
1956.
Le caratteristiche della materia sono importanti per un'attività che si basa sulla
capacità concreta di trasformarla, adattandola ai bisogni più diversificati. Come è
accaduto a Pennapiedimonte per la pietra, a Rapino per la ceramica, a Pretoro per il
legno, Guardiagrele ha avuto rinomanza per l'abilità dei suoi artigiani di plasmare,
forgiare, battere, sbalzare i metalli, creando prodotti originali la cui raffinatezza
sfiora sovente i vertici dell'arte. Anche escludendo la prepotente figura di Nicola della
Guardia, la cui maestria non ha nulla di artigianale, l'oreficeria è stata praticata per
secoli a Guardiagrele, con risultati non di rado di alto pregio. In assenza di
attestazioni documentarie precedenti, bisogna pensare che i primi laboratori orafi sorsero
e si svilupparono nel corso del 400 sull'onda del successo del grande Guardiese, senza mai
riuscire ad avvicinarsi agli eccelsi risultati della sua arte.
L'ultimo esponente della scuola di oreficeria sacra che si richiama a Nicola è un
certo Petrus Paulus Gallutius de Guardie, che firma nel 1589 la croce processionale di San
Martino sulla Marrucina, mentre la produzione artigianale di gioielli destinati a
soddisfare esigenze di tipo diverso, legate prevalentemente ai momenti più importanti
della vita sociale, come il battesimo e il matrimonio, si protrasse fino alla fine
dell'Ottocento. Si tratta di oggetti raffinati, di gusto talvolta popolaresco, che
testimoniano l'alta qualità raggiunta dall'oreficeria guardiese. Ne sono un esempio la
presentosa, elabarato ciondolo a forma di stella contemente due cuori intrecciati, a
sottolinearne la funzione di dono di fidanzamento, e le ricche collane nuziali, veri e
propri pettorali che venivano sfoggiati nel fatidico giorno.
La lavorazione del ferro è forse l'attività artigianale più rinomata di
Guardiagrele, quella che continua a realizzare le opere di maggior pregio e originalità.
Sorta inizialmente per la produzione di attrezzi e utensili agricoli, ha via via
ampliato e approfondito le abilità e le competenze dei suoi addetti, che da semplici
fabbri sono diventati, in qualche caso, veri artisti del ferro battutto, per rispondere
alla domanda di oggetti di lusso proveniente da una committenza qualificata ed esigente.
Un nome per tutti è quello di Felice Scioli, il poeta del ferro, morto giovanissimo nel
1925, le cui eleganti creazioni ricevettero riconoscimenti internazionali: a lui è
attribuita la bellissima ringhiera con decorazioni floreali della villa De Santis a
Giulianova, esempio principe dello stile liberty in Abruzzo. Botteghe come quelle dei
Ranieri e dei Di Prinzio continiano a tenere alto il prestigio di questo mestiere con la
creazione di cancelli inferriate, balaustre, testate di letti e oggetti di arredamento.
Anche l'attività dei ramai, più legata alla produzione di oggetti domestici, ha una
lunga tradizione a Guardiagrele.
Fino a qualche decennio fa conche, caldaie, tegami, bacinelle e bracieri in rame
costituivano le suppellettili normalmente in uso nelle case, ma con l'avvento dell'acciaio
la loro funzione pratica è andata perduta a vantaggio di una utilizzazione a fini
ornamentali. Proprio per questo, accanto alle semplici decorazioni del passato, costituite
da tacche o cerchietti in successione a formare motivi a spirale o a nastro sul fondo o
sui bordi dei recipienti, gli artigiani moderni hanno affinato tecniche di sbalzo e
cesello che si adattano ai lavori, soprattutto lastre ornamentali, che sempre più spesso
vengono loro commissionati.
Un'immagine dell'antica cinta muraria guardiese lungo la quale si
aprono le
botteghe dei fabbri e dei ramai. In fondo la medioevale torre Adriana,
rispetto a cui Porta San Giovanni (1844) costituisce l'elemento nuovo
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