In montagna alla ricerca del mito
Una escursione sulla Maiella è un viaggio nella leggenda e nella storia, sui
sentieri del tempo. La proposta di un itinerario nel territorio montano di Guardiagrele è
un invito a conoscere un ambiente di media montagna dalle interessanti caratteristiche
paesaggistiche e floro-faunistiche, scenario di eventi e vicenda che hanno coinvolto le
comunità umane insediate sulle pendici del monte.
Dalla suggestiva località di Bocca di Valle, avamposto di
Guardiagrele a 650 m di quota nel Parco della Maiella, si dipartono numerosi sentieri che
serpeggiano sui fianchi della montagna, ai due lati di una valle dal profilo a V, la Valle
per antonomasia: scavata nei secoli dal torrente Vesola, che forma la spettacolare cascata
San Giovanni, vanta diverse particolarità floristiche, come la presenza del faggio già a
650 m e del castagno a poco più di 700 m d'altezza, oltre alla pinguicola, alla genziana,
all'orchidea e al giglio di San Giovanni. È possibile osservarvi l'elusiva salamandra
giallo-nera, il raro tritone, scoiattoli e diverse specie di uccelli; insieme a volpi e
cinghiali, molto diffusi, ad alta quota la grossa fauna annovera anche il lupo. Sulla
sinistra della fontanella di Bocca di Valle il sentiero, segnalato dal Club Alpino
Italiano con il n° 24 e la colorazione rosso-giallo-rosso, si arrampica lungo il pendio
tra i pini di rimboschimento fino a Piana della Civita, un pianoro profumato di piante
aromatiche dal quale si gode di uno splendido panorama fino al mare.
Nella parete rocciosa che ne costituisce su due lati la base si aprono piccoli
ripari, alcuni dei quali hanno restituito schegge di selce, documentando l'attività degli
uomini del paleolitico che li utilizzavano durante le battute di caccia in quota. Il
toponimo Piana della Civita, la presenza di una cavità artificiale che ricorda una tomba
a camera e di una cisterna scavata nella viva roccia, alcuni allineamenti di blocchi di
pietrame, frammenti e cocci di ceramica sparsi sul terreno, inducono a ritenere probabile
l'esistenza di un centro fortificato italico, vitale nei secoli VII-IV a.C., da porre in
relazione con la vasta necropoli individuata già dalla fine del secolo scorso nella
sottostante pianura di Comino. Molte delle tombe, circa un centinaio databili tra l'VIII
ed il IV-III sec. a.C., furono esplorate da un sacerdote di Guardiagrele, don Filippo
Ferrari, che le descrisse minuziosamente in uno studio pubblicato nel 1913. Il ricchissimo
materiale da lui raccolto e conservato, di valore inestimabile, andò purtroppo disperso
nel corso del secondo conflitto mondiale. La cosiddetta "stele di Guardiagrele",
prezioso esempio di scultura funeraria italica proveniente verosimilmente dalla necropoli
di Comino, è ospitata nel Museo Archeologico di Chieti.
Proprio in questi giorni la Sopraintendenza archeologica ha avviato una campagna di
scavo a Comino sulle traccie degli scavi del Ferrari. Abbandonato il pianoro, il sentiero
sale tra verdi pascoli, boschetti di faggio e macchie di pini e ginepri fino ad inoltrarsi
definitivamente nella faggeta di alta quota, sempre in salita e in direzione della vetta
della Maielletta, immettendosi nel sentiero n° 3 che proviene dal versante di
Pennapiedimonte. Alla Crocetta, crocevia segnalato da una fontanella, inizia l'ultimo
strappo verso la Grotta di Pietro Cioppo (in territorio di Pennapiedimonte), un riparo
pastorale ancora utilizzato. Appena oltrepassato il piccolo spiazzo erboso sovrastante il
riparo, il sentiero si biforca: quello sulla destra torna in territorio guardiese,
procedendo a saliscendi nel bosco e consentendo, a quota pressoché costante, di aggirare
la valle e raggiungere il versante opposto, non senza aver goduto di alcuni meravigliosi
scorci paesaggistici. Nei pressi della gelida fonte Carlese, a 1725 m di quota, il
sentiero (ora il n° 2 del C.A.I.) torna a scendere, dapprima tra macchie di pino mugo e
poi di nuovo nella ombrosa faggeta, fino al Campanaro, un roccione panoramico che sovrasta
una radura ad un'altitudine di 1472 m.
Nel bosco, prossima al sentiero, si erge una capanna pastorale a tholos in pietra a
secco, costruita quando nella zona predominavano i pascoli e ridotta ormai a muta
testimonianza di una attività quasi del tutto abbandonata. La presenza dei pastori sul
versante montano di Guardiagrele è documentata anche da alcune grotte, a volte chiuse da
muretti in pietrame, come la Grotta delle Vacche e la Grotta dell'Enne, situate sul
versante sinistro della valle, qualche centinaio di metri più in basso del Campanaro. La
discesa continua fino a Valle delle Monache, un'ampia radura tra faggi e pini a 1100 m di
quota, da dove una variante al percorso principale, sulla destra, si addentra all'interno
della valle fino alla "Pianetta di San Giovanni". Qui, tra la vegetazione, si
scorgono ancora i pochi ruderi dell'eremo omonimo, di cui non si conoscono cronologia e
vicende storiche precise, ma sorto certamente nel Medioevo, quando il sentimento religioso
disseminò di eremi il massiccio. Lo storico guardiese Francesco Paolo Ranieri ricorda che
il 24 giugno, giorno di S. Giovanni, al termine di una processione giunta dalla città, i
fedeli si bagnavano il viso e le mani nell'acqua della vicina sorgente, ritenuta
miracolosa.
Nelle rocce strapiombanti al di sotto dell'eremo si aprono numerose grotte che
ospitarono, nell'inverno '43-'44, diverse famiglie sfollate da Bocca di Valle e da altre
contrade; gli anziani del posto narrano ancora di lunghi mesi da incubo, trascorsi con il
freddo intenso, la neve alta, la fame e la paura delle pattuglie tedesche, che
rallestravano i dintorni operando eccidi e rappresaglie. Da Valle delle Monache si scende
a Piana delle Mele, località turistica tra alti pini di rimboschimento, e per un ripido
sentiero sulla destra di una baita si giunge a Bocca di Valle, ultimando il giro proprio
nei pressi del Sacrario della Maiella: si tratta di una grotta artificiale, impreziosita
dall'arte di Basilio Cascella, che ospita le spoglie del tenente di vascello Andrea
Bafile, eroe della prima guerra mondiale. Quasi tutta la valle di Guardiagrele, esplorata
dall'itinerario proposto, era parte del Medioevo del vasto feudo di Comino, che estendeva
i suoi confini fino a Rapino e a San Martino sulla Marrucina.
Il territorio feudale era dominato da un castello, oggi completamente distrutto,
che l'abate Romanelli ricordava già spopolato ed in completo abbandono alla fine del
'400, mentre ai piedi della Maiella, nella pianura che ancora oggi ne serba il nome, si
ergeva l'abbazia benedettina di San Clemente di Comino, forse edificata (o riedificata) da
Sant'Aldemario da Capua negli anni intorno al 1000: venne donata al cenobio di San
Salvatore a Maiella nell'anno 1056 e da allora ne seguì le vicende, fino alla completa
distruzione avvenuta tra il '600 ed il '700. L'abate Pollidoro la definì "fucina di
miniaturisti" e lo storico dell'architettura Gavini ne descrisse alcuni elementi
decorativi superstiti nella sua "Storia dell'architettura in Abruzzo", ma nulla
più rimane dell'edificio e delle sue pertinenze campestri. Lungo il corso del torrente
Vesola, però, è tuttora possibile notare i resti di alcuni mulini rupestri, utilizzati
fino agli inizi di questo secolo, uno dei quali forse da identificare con il molendinum
appartenuto a San Clemente di cui si fa menzione nell'atto di donazione del 1056.
È sorprendente verificare come l'indagine su un territorio montano come la valle
di Guardiagrele, spazio circoscritto nel contesto di una realtà ben più vasta e
complessa, porti inevitabilmente a rimarcare l'importanza del legame tra la montagna e
l'uomo, evidente tanto negli antichi documenti, quanto nella toponomastica e nella
morfologia dei luoghi, talvolta modificata dalle attività umane: d'altra parte per
pastori e contadini, boscaioli e carbonai, briganti e cacciatori, eremiti, monaci e
profughi la Maiella non è mai venuta meno al suo ruolo di montagna madre.
Dal Pianoro di Pietro Cioppo la vista
spazia, per un largo orizzonte, sulle valli
di Guardiagrele e Pennapiedimonte
CARTINA
Località di partenza e arrivo:
Bocca di Valle (650 m s.l.m.)
Tempo di percorrenza: circa 6 ore
Dislivello: 1075 m
Difficoltà: Escursione senza tratti
impegnativi che richiede allenamento.
Cartografia: Carta dei sentieri
della Maiella del Club Alpino Italiano.
morbida dolce e allusiva
La specialità più entusiasmante della pasticceria guardiese è una delicata
preparazione
di leggero pan di Spagna, farcita di crema profumata, velata di
bianchissimo zucchero
per appagare la gola e scatenare la fantasia
Un ambito spesso sottovalutato dell'attività artigianale guardiese riguarda
la produzione di dolci, che prosegue da generazioni in alcuni laboratori,
come le pasticcerie Lullo e Palmerio, specializzate nella produzione di
torroni, amaretti e soprattutto delle Sise de le monache, dette anche, più
pudicamente, Tre monti, deliziose paste di pan di Spagna ripiene di crema e
coperte di zucchero a velo, la cui ricetta viene gelosamente tramandata
solo tra gli addetti ai lavori. L'etimologia del curioso nome resta oscura,
forse un'allusione alle nascoste morbide rotondità, di numero non
precisabile data l'impossibilità della verifica, delle religiose.
Ma restano semplici congetture: per una conoscenza più approfondita non c'è
che da immergersi, senza curarsi delle conseguenze in termini di immagine,
nella loro soffice e accogliente dolcezza, che compensa ampiamente il
cedimento al peccato di gola.
Dopo l'approccio con la Toscana
lo stile di Nicola, espresso in una
incontaminata freschezza gotica,
sperimenta e matura la grande lezione
plastica di Lorenzo Ghiberti
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