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Il convivio dei
novellatori in un verziere di maggio è soprattutto un
tophos letterario, declinato sotto la suggestione della poesia cortese. Di contro il tempo
del racconto popolare è l'inverno e lo spazio privilegiato è il riverbero rutilante del
fuoco acceso.
Tutta la novellaia tradizionale, a cominciare dalle fiabe di ..... Perrault ruota intorno
al focolare e alla veglia invernale. Se in Abruzzo non sembra diffusa la pratica delle
dodici notti, così radicata in Campania, dove, dalla sera dell'Epifania alla vigilia di
Sant'Antonio Abate, la famiglia contadina, convitati amici e parenti, ogni sera si
riunisce intorno al narratore che fino alle luci dell'alba intrattiene l'uditorio sugli
atchetipi della Vita e della Morte, del Bene e del Male, del Sole e della Luna, nondimeno
anche la cultura orale abruzzese, fosse solo nell'immaginario collettivo, esprime i suoi
esempi soprattutto nelle grandi feste invernali, quando i vecchi ritrovano il ruolo di
depositari di memorie e saperi.
Per quanto siano mutati stili di vita, consuetudini familiari e finanche tipologie
abitative, tuttavia è proprio in queste occasioni che la famiglia rinnova il confronto
generazionale e ricomprende, entro il modello allargato, nonni, zii, genitori, figli e
nipoti, cosicché, per una sorta di regola naturale, ognuno riassume collocazioni e
funzioni proprie e se ai più anziani spetta l'affascinante compito di raccontare, ai
giovani è riservato lo stupore sempre nuovo e sempre suggestivo dell'ascolto. I racconti
d'inverno sono sempre quelli del mito e della fantasia ed anche in questi nostri tempi di
comunicazione multimediale la seduzione della voce narrante svolge e riavvolge la trama
entro gli spazi misteriosi e immensi dell'immaginazione. La parola si ammanta di toni e di
gerghi, approda sui silenzi, suscita e accompagna sensazioni e sentimenti, mentre lo
sguardo e il gesto sospendono, tra la curiosità e l'attesa, l'attenzione di chi ascolta.
La campagna abruzzese è disseminata ancora di casali e masserie dove qualche anziana è
disposta, nelle lunghe sere di freddo, ad intrattenere i bambini con le storie di sempre.
Allora lo scuro che copre le colline, i filari vuoti delle vigne e i campi gelati si
accende di mille colori e mentre la reginella si affaccia ad un palazzo con cento finestre
risplendenti, il re del Portogallo si mette in viaggio per trovare una sposa bianca come
il latte e rossa come il sangue. Cammina, cammina e cammina, a Napoli 'ngundrò na
vecchiarelle che jju fermò e jji disse:
"Bbéllu ggiò, che vva' fecénno?"
"Eh! bbòna vècchia me', ji' vajo troènno 'na spòsa bbiangh'e rròscia còme 'sta
ricotta 'nzanguinata; ma hàjo ggiratu, hàjo ggiratu tandu e fin'a mmo' nno' ll'àjo
troata".
" Pe' cquésso sta' tand'affrittu? Nnon dubità' chè tt'ajuto ji'. Eccote 'ste tre
nnuci, quando scì a lla prima fondana che 'ngundri, rumbene una e tt'esce 'na bbèlla
ggiòvene bbiangh'e rroscia come 'ssa ricotta. Ma, t'esce nuta e ttu scì lestu a
'ccapparla co' jju mandéjju, se nno subbitu te scombarisce .... |