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Breve storia di un
eremo
per due pontefici
e un rivoluzionario
Testi di Maria Concetta Nicolai
Foto di Andrea Papa |
La Maiella
e, soprattutto questa valle è stata sede di insediamenti monastici,
già dallVIII -IX secolo. Il complesso originario di Santo Spirito, costituito da
una serie di cellette scavate nella roccia di cui resta qualche traccia, è precedente al
mille. Nel 1053 vi dimorò il monaco Desiderio, divenuto poi papa con il nome di Vittore
III.
A lui e ai suoi
compagni anacoreti si deve la costruzione di una chiesetta che però Pietro Angeleri nel
1244, trovò distrutta ed abbandonata e che rifondò, secondo la pia leggenda, dedicandola
a Santo Spirito. Qui stabilì la prima casa madre della sua comunità monastica,
costruendo un complesso badiale che comprendeva un oratorio, lalloggio dei monaci e
le celle per i ritiri cenobitici.
Nel 1293 Santo
Spirito a Maiella cedette il titolo a Santo Spirito a Morrone, dove la comunità aveva
costruito unaltra sede. Ma non per questo il luogo cessò di essere frequentato: dal
1310 al 1317 vi fu abate il beato Roberto da Salle e nel 1347, tra le sue mura, si
rifugiò Cola di Rienzo, attrattovi non solo dalla celebrità raggiunta dallordine
dei Celestini, ma dalle parole di Francesco Petrarca che nel De vita solitaria definisce
questo monastero come uno dei luoghi più adatti allascesi spirituale.
Dopo un lungo
periodo di abbandono la costruzione fu ancora una volta restaurata ed accresciuta nel 1586
da Pietro Santucci da Manfredonia che vi rimise in piedi una fiorente comunità monastica,
accrescendo la devozione del luogo anche con la traslazione dal monastero di Vallebona,
delle reliquie di Santo Stefano Lupo.
Negli ultimi
anni del secolo XVII il principe Caracciolo di San Buono aggiunse agli edifici abbaziali
un fabbricato a tre piani che ancora oggi, funge da foresteria.
Allo stato
attuale labbazia di Santo Spirito a Maiella è costituita dalla chiesa, dalla
sagrestia, dalla foresteria e dal complesso monastico in cui sono situate le celle, la
sala del capitolo, la biblioteca, la cappella invernale e il refettorio.
Un lungo
corridoio, addossato alla parete rocciosa, conduce ai verzieri e ai romitori di San
Giovanni e SantAntonio, fino alla Scala santa, interamente scavata nella montagna,
attraverso la quale si giunge alloratorio della Maddalena.