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Un mare di fiori

 

D'Abruzzo

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Un mare di fiori
Il litorale, che va da Ortona a San Salvo, presenta aspetti di grande interesse naturalistico. Per questo il Parco della costa teatina potrebbe diventare il volano ambientale, economico e turistico dell'intero territorio

Testo di Vincenzo Ronzitti Foto di Gaetano Basti

L’imponente falesia di Torre Mucchia, nella parte nord di Ortona,costa_teatina4.jpg (14735 byte) estremo baluardo naturale difensivo contro l’incessante colonizzazione antropica, si eleva dalle piane alluvionali che, senza soluzione di continuità dal fiume Saline al fiume Foro, caratterizzano il litorale abruzzese.

Le rupi conglomeratiche ed arenacee, che sembrano essersi sollevate come per scrollarsi di dosso la monotona distesa di cemento, richiamando alla memoria paesaggi naturali primordiali, offrono alla vista il tipico ambiente mediterraneo della garriga e della macchia.

La distanza dal mare e l’acclività sono i fattori che selezionano la colonizzazione della flora. Nelle zone a minore pendenza non passa di certo inosservata per le splendide fioriture gialle la Ginestra (Spartium junceum); abbondante la presenza della liquirizia (Glycyrrhiza glabra), in particolare là dove affiorano, lenti di argilla, che sembra perdersi tra le colonie di Canna del Reno (Arundo pliniana). Nelle zone meno prossime al mare sono comuni la Salsapariglia (Smilax aspera) l’Asparago (Asparagus acutifolium) e il profumato Elicriso (Helichrysum italicum).

Ma anche sui grossi scogli prossimi al mare, perennemente immersi nella salsedine, crescono piante di estrema specializzazione rupicola, come il Finocchio marino (Crithinum marittimum) e, in alcune nicchie riparate dal sole, dove la falda trasuda, si possono notare splendidi capelvenere (Adiantum capillus-veneris). La peculiarità morfologica dell’area e la composita varietà floristica inducono la costante presenza ornitologica che trova riparo durante le consuete migrazioni annuali ovvero è stanziale, nidificando nella macchia. Non è raro l’incontro stagionale con la Starna comune o Rondine di mare (Sterna hirundo), qualche cormorano (Phalacrocorax carbo) e la piccola Magnanina (Sylvia undata) tipico passeriforme della macchia mediterranea. Anche alcuni rapaci diurni frequentano la zona, volteggiando in perenne caccia.

Non possiamo, comunque, lasciare la parte nord della costa teatina senza ricordare gli ultimi lembi boschivi a Pino d’Aleppo (Pinus halepensis) che ancora residuano in aree interne del comune di Francavilla, i fragmiteti del fiume Foro, sicuro rifugio per uccelli acquatici, contornati dai salici, dove tra i rami nidifica il Pendolino (Remiz pendulinus) dal caratteristico nido fluttuante nell’aria.

A sud dell’abitato di Ortona, superata Punta di Acquabella, la falesia si addolcisce in un pendio meno aspro e si riveste di una uniforme coltre verde che alterna e mischia, fondendole in un gradevole unicum paesaggistico, fitocenosi originarie con essenze arboree ed orti, mirabile risultato di un rispettoso utilizzo agricolo.

È la fitta vegetazione ripariale del fiume Moro che segna questo quasi impercettibile passaggio naturale e la sua conservazione floristica include, dove si prolungano dei boschetti, la rara Farnia (Quercus robur).

La fascia boschiva torna a compattarsi sui pendii che adornano la collina di San Vito Chietino. Lo strato arboreo, costituito dai lecci (Quercus ilex), Ornielli (Fraxinus ornus) e Roverelle (Quercus pubescens) ha sempre opposto una tenace resistenza a qualsivoglia intervento di degrado. Specie uniche per la regione, quali la Melica e la Ferula communis, ombrellifera alta quasi tre metri, sono state trovate lungo questo tratto di litorale.

Dal cantato Eremo fino ai primi insediamenti di Fossacesia marina la morfologia del territorio muta nuovamente: profondi ed impenetrabili fiordi verdi solcano le colline di Rocca San Giovanni che legano la costa allo splendido entroterra. Fosso delle farfalle, il Vallone di Rocca San Giovanni, Fosso Canale e le valli minori offrono alla vista ancora oggi esempi di natura che ben ricordano lo stadio climax a Foresta subtropicale a Sclerofille.

Le fasce arboree ripariali, dove predominano Pioppi (Populus alba) e Salici (Salix alba), si prolungano con una colonizzazione continua dei pendii, in boschi di querce inglobanti Carpini, Olmi (Ulmus minor), Aceri (Acer campestre) e specie arbustive della macchia come il Lentisco (Pistacia lentiscus).

La lussureggiante vegetazione e la presenza di sorgenti offrono ricovero a numerosi uccelli e mammiferi altrove scomparsi, come faine e tassi. Le residue fasce boschive poggiate alla base di San Giovanni in Venere mirano, con probabile invidia, il biotopo protetto della Lecceta di Torino di Sangro, che si protende verso sud, fin quasi a raggiungere il fiume Osento, ed adorna la sponda destra della foce del Sangro, fiume emblematico per aggregazione culturale e battaglie ambientaliste.

L’impressionante popolamento a fragmiteto e l’aggruppamento a Typha minima, che nascondono la rara Tartaruga palustre (Emys orbicularis), la residua vegetazione dunale, e la presenza di specie alquanto rare (Romulea columnae e Linum maritimum) fanno sì che questo ecosistema fluviale deve essere conservato, in aggregazione con il biotopo già tutelato. La lecceta di Torino di Sangro, dove il leccio ha definitivamente avuto il sopravvento sul Cerro (Quercus cerris) rappresenta il compendio della componente floristica e vegetazionale già descritta. Interessante rimarcare il rinvenimento della Quercus crenata, specie di quercia che in Abruzzo si trova nell’Aquilano. Oltrepassata la spiaggia di Casalbordino, dove a sud della foce del fiume Osento va ripristinandosi un valido cordone dunale, con l’insediarsi delle tipiche comunità psammofile il fiume Sinello segna il confine settentrionale della riserva di Punta Aderci, dall’omonimo promontorio il cui vero nome storico è Punta d’Erce.

È questo il tratto di costa meglio conservato, che riunisce tutti i diversi ambienti caratterizzanti la costa teatina e dove risulta scarsa, se non nulla, nella zona prossima al litorale, la colonizzazione antropica.

 

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