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Lo
spunto per questo intervento mi è venuto dall'articolo di Massimo D'Alema
apparso qualche settimana fa sulle colonne de "La Repubblica".
La quasi totalità delle persone impegnate in politica che militano in
partiti o movimenti che si rifanno alla coalizione di centrosinistra,
"L'Ulivo - Insieme per l'Italia" riteneva alla vigilia delle due
ultime tornate elettorali che i buoni risultati ottenuti alla guida del
governo nazionale, delle regioni e delle province (la Regione Abruzzo e la
Provincia di Chieti amministrati dal Centrosinistra, a detta di molti
osservatori due esempi di buon governo e di capacità di anticipare il
futuro) fossero la garanzia per un positivo risultato elettorale. Invece,
ahimè, così non è stato. I risultati ottenuti e gli ottimi candidati
non hanno sortito l'effetto sperato.
In questi mesi sono state individuate molte cause che hanno determinato le
sconfitte: scarsa unità della coalizione, estrema politicizzazione della
competizione regionale, le dispute sul candidato premier per il 2001 e via
dicendo.
Un elemento che ha contribuito alla battuta d'arresto elettorale del
centrosinistra, individuato da alcuni osservatori ma presto accantonato e
non evidenziato a sufficienza, è la perdita della capacità dell'alleanza
di parlare al cuore oltre che alla testa degli italiani. Per alcuni mesi
siamo tutti diventati un esercito di "ragionieri"
(nell'accezione di esperti di conti) e di "esperti di riforme
elettorali". Il risanamento dei conti pubblici, l'ingresso nell'euro,
non sono stati sufficienti a "far consenso", le grandi riforme
tanto attese (liberalizzazione di ampi settori, la scuola, la sanità, la
burocrazia, ecc.) non hanno ancora fatto sentire gli effetti. Il governare
e bene non ha fatto "sognare" gli italiani e gli abruzzesi e
nemmeno i partiti, spesso impoveriti nelle idee hanno saputo recuperare un
rapporto di consonanza con la maggioranza dell'elettorato. Partiti molto
spesso autoreferenziali e incapaci di interpretare la realtà.
Assenza di partito e primato del governo a tutti i livelli è divenuto il
nuovo credo di chi fa politica.
Nel 1995 e nel 1996 l'Ulivo seppe interpretare i bisogni e i desideri
degli italiani e trasformarli in progetto condiviso, senza nessuna
Gargonza ma girando e vivendo nelle città, nei paesi e nei luoghi di
lavoro, di svago. Per far ciò non si può guardare al domani con la testa
rivolta all'indietro. Bene il nome dato alla coalizione, condivisibile
anche l'idea di una semplificazione al centro della coalizione, ben
vengano anche le "gargonze" di sinistra e quelle di centro o
"cattoliche". Per vincere è necessario che tutti diveniamo meno
integralisti, meno arroganti, avere il coraggio di scommettere sul
riformismo (sbagliata la mossa di aver allontanato i ministri più
riformisti come Bindi, Berlinguer, Ronchi) cercando di offrire un
orizzonte che sia fatto oltre che di conti e leggi anche di sogni che si
possono avverare convincendo che si è il gruppo giusto per realizzarli.
Bisogna tornare a convicere la maggioranza degli italiani (e degli
abruzzesi) che è possibile conciliare efficienza e garanzie per i più
deboli, sviluppo e contenimento della spesa, new economy e garanzie per i
lavoratori vecchi e nuovi, autonomia e ruolo dello stato, sicurezza e
giustizia giusta, crescita e tutela dell'ambiente e del territorio,
stabilità di governo e rappresentanza, aspirazioni personali e rispetto
dell'altro. In sostanza bisogna continuare a pensare e convincere la
maggioranza che è possibile "quadrare il cerchio". Per questi
motivi è nato L'Ulivo, il centrosinistra e continua ad esistere
"L'Ulivo - Insieme per L'Italia". A tutti i riformisti, alle
persone di sinistra, ai cattolici democratici, agli ambientalisti, ai
socialisti democratici ed a tutti i militanti nei nuovi movimenti, non
pensate che bisogna tornare a reimpegnarsi per perseguire questi obiettivi
? Io penso di sì.
dott.
Angelo Radica
Vice sindaco di Tollo
e Dirigente Provinciale del PPI
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