L'Unita'
Mercoledi' 30 luglio 1997
La presenza del volatile facilita
la terapia
Un pappagallo-radar aiuta
lo psicanalista a scoprire
se i pazienti raccontano
le bugie
Avete presente quel pappagallo bianco, un cacatua alba, che fa la pubblicita'
di una carta di credito? Lo abbiamo incontrato, si chiama Teta ed e' un piccolo
divo. Calca da anni i palcoscenici teatrali e televisivi, dove vengono
rappresentati gli psicodrammi filmati dal suo proprietario, Fabio Bonvicini,
mentre lo psicoanalista Ottavio Rosati lo utilizza anche nella psicoterapia
di gruppo. La pet therapy (terapia con gli animali) non e' un'invenzione
recente: gia' Konrad Lorenz suggeriva di far crescere i bambini affidando
loro la responsabilita' di accudire un animale.
L'utilizzo di pappagalli in una seduta psicoanalitica e' pero' un caso molto
particolare di pet therapy che ha introdotto proprio Ottavio Rosati: "I
pappagalli, soprattutto i cacatua, hanno una sensibilita' particolare - afferma
- sono come dei radar e captano immediatamente se c'e' tensione nell'aria
o se qualcuno sta mentendo. Se una persona in uno psicodramma vuole nascondere
qualcosa di profondo, il pappagallo se ne accorge e si mette a strillare".
L'utilizzo di questi volatili nella psicoterapia ha consentito di sbloccare
individui che non riuscivano a esprimere dei traumi profondi sofferti
nell'infanzia, oppure altri che erano dei paranoici gravi. In un caso, rimasto
celebre, un paziente stava facendo un racconto falso del dolore provocatogli
dalla morte della madre, che aveva provocato in lui, oltre al dolore per
la perdita, rabbia e aggressivita', e Teta passo' in volo nel gruppo, andando
ad aggredire un altro paziente. Questa scarica improvvisa e inaspettata di
aggressivita' provoco' lo sciogliersi in lacrime del paziente che mentiva,
che racconto' finalmente la verita'. Come disse subito dopo lo stesso, fu
il pappagallo a salvarlo. "Altri fenomeni, dei quali ho svariati riscontri
-prosegue Rosati - non sono ancora riuscito a interpretarli. Ad esempio,
Teta manifesta spesso una tenerezza fusionale con i pazienti paranoidi, andando
a strofinare la testa con affetto sul loro cuore".
I pappagalli sono abilissimi ad animare in maniera creativa, commovente e
a volte illuminante, lo spazio transizionale, quello che si trova a meta'
strada tra se' e il mondo esterno; per il bambino e' normalmente il peluche
e la coperta di Linus, mentre nello psicodramma l'area del gioco e' uno spazio
transizionale. "Puo' capitare un paziente chiuso nel suo mondo inaccessibile,
preso da una disperazione quasi suicidale - spiega Rosati - e lo psicoanalista
e' preso da sconforto, perche' non puo' instaurare un rapporto con il paziente.
A realizzare il contatto interviene il pappagallo". Cio' che puo' accadere
in queste sedute e' che il pappagallo scivoli lungo la gamba del dottore,
passi su quella del paziente e salga sul suo corpo, fino a strofinarsi contro
di lui. Si ha cosi' un'interazione "affettiva" tra analista e paziente, mediata
dal pet, che altrimenti non sarebbe consentita. Il paziente, che magari viene
da un'esperienza familiare dove ha interiorizzato solo sfiducia,
colpevolizzazione e persecuzione, si apre cosi', attraverso l'interazione
con il volatile, alla fiducia, al dialogo e al gioco. Rosati ha tentato anche
di affidare a un pappagallo un paziente affetto da narcisismo. "Il problema
- spiega- e' che non basta occuparsi di un animale per guarire. Bisogna
riconoscere la sua alterita' e studiarlo come altro da se' e non come doppio
di se stessi. E' quanto non fanno, per esempio, coloro che mettono il cappottino
al cane o vestono il bambino da adulto. Ho conosciuto un tale che nutriva
il suo pappagallo con penne alla carbonara, caffe' e vino.
Prendersi cura di un animale e' un primo passo per guarire per chi non riesce
a instaurare delle relazioni umane soddisfacenti. Il "Tamagotchi", il pulcino
virtuale giapponese, ci ha dimostrato che ormai le relazioni sono talmente
deteriorate da spingere la gente a prendersi cura addiruttura di un oggetto
inanimato. Uno studente triestino si e' anche proposto come Tamagotchi-sitter.
Il culmine e' stato pero' raggiunto da una persona affetta da narcisismo
maligno. Ha ideato un videogame sul Tamagotchi, il cui scopo non e' accudirlo,
ma ucciderlo. Teta, aiutaci tu.
Gabriele Salari
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