Il Tempo Estate
Lunedi' 7 luglio 1997 Il Caso
Sentenza esemplare della pretura di Parma: un uomo condannato
a pagare due milioni per aver lasciato morire di fame la gatta
Arrivano le multe per
chi abbandona gli animali
L'episodio risale a due anni fa: se ne ando'
in vacanza chiudendo il micetto in casa
A sollecitare la punizione sono stati i vicini, impietositi dai miagolii
della bestiola.
I vigili del fuoco non riuscirono a salvarla
di VANNI ZAGNOLI
Tempi durissimi per chi abbandona gli animali lasciandoli morire di
fame. La pretura di Parma ha condannato un parmense a due milioni di multa per un episodio
che risale a due estati fa. All'epoca se ne ando' in vacanza, lasciando morire di fame la
sua gatta. I vicini avrebbero poi udito distintamente i disperati miagolii di lamento
della bestiola sfinita. Avvertirono subito i Vigili del Fuoco che tuttavia non arrivarono
in tempo per salvare il micetto.
L'uomo, dunquem e' stato citato in tirbunale per l'abbandono dell'animale che di li' a
poco avrebbe perso la vita. Sollecitata dagli stessi vicini di casa dell'uomo (e
naturalmente della sezione locale dell'Enpa) il pm parmense Susy Malcisi ha ottenuto la
condanna dell'imputato. Si tratta di una sentenza in grado in qualche modo di dissuadere
parte dei tanti vacanzieri senza cuore ne' pieta' che d'estate hanno l'abitudine di
andarsene in villeggiatura non curandosi minimamente del destino dei propri animali.
Se i due milioni oggigiorno non sono certo cifra da far strappare i capelli, soprattutto
nell'opulenta Parma, una contravvenzione comunque tanto elevata e' in grado di far
riflettere parecchi italiani, per il futuro. Questa sanzione pecuniaria, insomma, e' un
discreto deterrente destinato a far giurisprudenza. O meglio, speriamo che nessun pretore
debba piu' applicarlo in futuro.
Un'ultima notazione. La singolare condanna e' toccata a un abitante di Eia, frazione della
prima periferia parmense, in direzione Fidenza - dunque verso la Bassa Padana - del tutto
sconosciuta nel resto d'Emilia. E pensare che dev'essere l'unica localita' italiana a non
avere alcuna consonante nel proprio nome. Incredibile. Come il diktat del tribunale.
Che ha suscitato prevedibile esultanza nella sede parmigiana dell'Enpa, l'ente nazionale
per la protezione degli animali. Nella citta' ducale e' situato a Cornocchio, localita'
della prima periferia cittadina che in questo periodo e' tutta protesa a scongiurare
l'allestimento in loco di una nuova discarica di rifiuti. A Cornocchio, altra frazione dal
nome davvero curioso, e' proprio l'Enpa a reggere il canile municipale, da alcune
stagioni.
"E' pure un gattile - precisa la responsabile Tiziana Buzzi, 48 anni, maestra
elementare che ha effettuato una sorta di giro d'Italia con puntate persino in Svizzera,
nella sua vita d'insegnante - Accanto ai 70 cani, infatti, troviamo un centinaio di
felini, di cui ci dobbiamo occupare quotidianamente. Il ricambio e' continuo, fra entrate
e uscite, nel senso che per ogni bestiola che riusciamo a piazzare ne entra un'altra,
magari abbandonata di fronte al recinto".
Certamente un bell'impegno per un manipolo di volontari, soprattutto donne, magari (baby)
pensionate come la principale attivista. "Ma poi ci consolano notizie come questa che
e' arrivata da Eia. Speriamo che in futuro episodi del genere non si ripetano piu', ma una
sentenza cosi' e' esemplare. Auspichiamo allora che venga applicata con metodo". Ma
questo, forse, e' ancora utopia.
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