Il Messaggero Abruzzo
Mercoledi' 16 luglio 1997
Sulmona / Svolta clamorosa dopo gli episodi
delle settimane passate. Le indagini della polizia giudiziaria

Randagi, la Usl sotto inchiesta
Si parla di missione per mancata sorveglianza.
Anche il Comune nel mirino
di Sante Iavarone

SULMONA - Prima o poi qualcuno doveva muoversi. Di fronte all'immobilismo del Comune e della Usl sul problema randagi, vera emergenza cittadina di questo scorcio dell'estate, si e' mossa la Procura della Repubblica. Nei confronti della Usl e' stata infatti aperta un'inchiesta penale che mira a capire di chi siano le responsabilita' di una situazione diventata per molti versi insostenibile. Sono anni che Comune ed Usl non riescono a risolvere un problema che ogni anno si ripropone sempre con maggiore attualita'. Il palleggio delle responsabilita' tra i due enti ha assunto toni grotteschi ed e' forse per questo motivo che la Procura ha deciso di aprire un fascicolo per capire meglio i termini della vicenda. Formalmente non e' indagato alcun funzionario della Usl, ma di certo si sa che l'inchiesta avviata dalla polizia giudiziaria si muove sotto l'ipotesi di omissioni di atti d'ufficio. Per ora nel mirino degli inquirenti e' finita la Usl, ma non e' detto che questa circostanza tenga fuori il Comune che su questa emergenza ha non poche responsabilita', soprattutto di carattere amministrativo. A cominciare dalla mancata realizzazione del canile comunale, la cui realizzazione era stata erroneaemnte prevista in una zona di rispetto cimiteriale e che ora, dopo le proteste dei residenti e l'interessamento del pretore, e' stata spostata nella zona delle Marane in prossimita' dell'impianto di smaltimento dei rifiuti. Il problema non e' solo di vivibilita' e incolumita' dei cittadini, ma anche sanitario. La legge, infatti, impone alla Usl di visitare i cani randagi e di abbattere esemplari portatori di malattie infettive. E' stato fatto questo negli ultimi mesi? Se si deve tener conto del numero di cani randagi che circolano in citta' sembra proprio di no. Ed e' su questo elemento che stannno insistendo molto gli inquirenti, che nelle ultime settimane hanno interrogato alcuni funzionari della Usl per capire il motivo per il quale non si e' proceduto per questa strada.
L'attuale canile provvisorio, gestito dall'associazione Life, non e' piu' in grado di ospitare altri cani randagi ed e' su questa circostanza che i funzionari della Usl, e non solo, hanno giustificato il fatto di non aver catturato i cani randagi che circolano in citta'. Ma la soluzione c'e': visitare i cani all'interno del canile provvisorio, abbattere, come dice la legge, gli esemplari portatori di malattie, sterilizzare gli altri e catturare quelli circolanti in citta'. Tutto questo in attesa che venga realizzato il canile sanitario per il quale la Regione ha stanziato 500 milioni di lire. Questa procedura sanitaria-amministrativa avrebbe richiesto tempo e risorse, ma la Usl, di concerto con il Comune, aveva il dovere di seguirla non foss'altro per garantire al cittadino le condizioni minime igienico-sanitarie.


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