Il Messaggero Abruzzo
Venerdi' 4 luglio 1997
La Lav racconta un caso e attacca le autorita' sanitarie
Cani randagi: nessuno sa dove metterli
nemmeno dopo che sono morti

CHIETI - Storie di cani randagi. A Chieti nemmeno dopo morti sanno dove metterli. Con il caso di "Billy" un cane randagio affetto da leismaniosi, soccorso da alcune buone persone che lo hanno portato da un veterinario per gli accertamenti clinici, propone il problema di dove seppellire l'animale che deve essere soppresso con intervento di eutanasia urgente. A chi si e' rivolto alle autorita' sanitarie e' stato risposto, sbrigativamente: "Pensateci voi". Cosi' Fiorella Mammarella della Delegazione provinciale di Chieti della Lav (Lega Antivivsezione) a chiedere al sindaco, al servizio veterinario e al servizio di igiene dell'Azienda Usl di Chieti di "dare immediata soluzione al problema, istituendo uno specifico servizio d recupero e smaltimento di cani e gatti deceduti, poihce' e' un'esigenza avvertita da tutti quei cittadini che soccorrono animali abbandonati, vittime di malattie e di incidenti mortali o che subiscono la perdita degli animali propri".
In molti paesi esistono dei veri e propri "cimiteri" per animali, valgano per tutti quelli per cani di Roma e di Londra, con tanto di lapidi, iscrizioni, epitaffi, che testimoniano la sensibilita' e la civilta' di quanti li hanno realizzati. Ma a Chieti, dove non esiste un canile-rifugio ne' alcun altro presidio sanitario per animali, e' impensabile pensare a tanto, che almeno si utilizzi il servizio crematorio del Mattatoio municipale.


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