Il Corriere della Sera
Giovedi' 5 giugno 1997
La stanza di Montanelli
Scritta appena ieri

Arriviamo al ricovero degli animali. E' un campo di sterminio, pieno dei melanconici, disperati pianti di gatti perduti, in attesa d'essere "messi a dormire".
"Ah, quello li' e' proprio spaventatissimo!" dice la ragazza mentre mi conduce alla "Tenuta", come la chiama. Immobilizzato dalla paura, Ruski e' rannicchiato insieme a un altro gatto terrorizzato su una mensola di ferro. La ragazza apre la porta. Io lo prendo e con delicatezza lo metto nella sua cesta. Prima che il gatto possa venir rilasciato, dobbiamo aspettare una quindicina di minuti che arrivi il funzionario catturatore. Quando arriva con Ruski nella cesta, lui si trova davanti all'ufficio. E' un pivello di poliziotto biondo e segaligno, con baffi spennacchiati. Neanche un poliziotto, veramente. Gli chiedo di dirmi in che circostanze e' stato preso Ruski. Non le sa. A catturarlo e' stato il suo collega, che oggi e' via. La visiera da poliziotto gli nasconde la faccia ossuta. "E' illegale lasciar andare in giro libero il proprio gatto. Gatti e cani devono stare nella proprieta' del padrone ed essere in qualsiasi momento a portata di voce. E' la legge". (Una legge abbastanza violata da chiunque a Lawrence abbia un giardino). Passate 72 ore, gli animali vengono offerti in adozione. Loro lo sanno. Gli animali riconoscono sempre la morte quando ce l'hanno davanti. Meglio allora che tu porga la migliore zampina. E' la tua ultima possibilita', Micino"

da William S. Burroughs a Ruski, 1986
Tratto da "Il gatto in noi", Adelphi edizioni

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