Mercoledi' 8 Dicembre 1999

Sui cacciatori i «missili» di Celli
Il noto professore bolognese ha parlato a Copparo
«Chi uccide un animale puo' uccidere un uomo»




COPPARO. E' stato interessante ed educativo, l'altra sera, a Copparo, assistere alla conferenza tenuta da Giorgio Celli, docente all'istituto di entomologia dell'Universita' di Bologna, divulgatore scientifico, conduttore televisivo, da qualche mese eurodeputato, ma soprattutto personaggio amante della natura e della vita, in ogni sua manifestazione. E Celli, dentro la sala Torre divenuta addirittura angusta per il folto pubblico, ha incantato i presenti, alternando diapositive e foto dei suoi amati gatti a riflessioni sull'esistenza, in un mix tra scienza e filosofia.
Prendendo spunto dalla presentazione del suo ultimo libro, «Uomini e gatti: un'amicizia possibile?», Celli e' piaciuto soprattutto quando ha attaccato senza maschera e senza brandire armi i cacciatori ed il mondo della caccia, per la verita' piu' che mai destinati all'estinzione e assediati da ambientalisti e animalisti. E' piaciuto, ed ha strappato applausi Celli, quando ha detto «che i cacciatori dovranno prima o poi finire questo loro macabro passatempo e chi uccide un animale così, tanto per il gusto di farlo fuori, puo' arrivare anche ad uccidere un uomo, nulla di piu' facile». «Quando parli con un cacciatore non parli con un uomo dall'animo gentile, cordiale: se parlo con un mio collega, con qualsiasi altra persona appartenente ad altre categorie professionali posso raggiungere o meno un punto di comune accordo, con un cacciatore no. Alla fine, mi dicono: professore, speriamo di non incontrarla in qualche appezzamento di terra... Avete capito? Lo dicono scherzando - ha detto nell'unico momento in cui si e' arrabbiato Celli - ma un po' lo pensano, e' come dire stai attento, e' un avvertimento sottile, intimo. E comunque un uomo armato e sempre un uomo meno forte dentro». Una parte dell'intervento che il pubblico copparese ha sottolineato con scroscianti applausi. Un Celli che ha ampiamente meritato l'accoglienza calda e lusinghiera riservatagli dal popolo copparese e che ha concluso parlando anche del caso pesticidi, di come l'uomo non debba mettersi contro la natura, semplicemente (evitando deduzioni morali o etiche) perche' la natura e' piu' forte di noi e non possiamo dominarla, ne' incanalarla o imbrigliarla. Una serata che Copparo farebbe bene a ricordare, perche' densa di messaggi forti, vitali. Una gemma nel mare di incontri inutili di cui spesso non ci resta nemmeno un ricordo sbiadito.

 

Dicembre 1999