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La leggenda de lo beatissimo egregio Missere li barone Sancto Antonio,
è uno dei più interessanti documenti della antica poesia volgare abruzzese.
Opera di un chierico che dovette diffonderla, come mostrano chiare tracce della
tradizione orale, in tutta l'area aquilana, il componimento è giunto fino a noi
nel Codice Casanatense 1808, studiato da Vittorio Monaci che su esso tracciò il
quadro delle origini linguistiche e tematiche della Letteratura italiana.
Databile ai primi anni del Trecento la Leggenda è entrata nel repertorio dei
poeti di occasione, specie in quelli appartenenti al mondo pastorale ed ha
improntato moltissime orazioni in uso delle compagnie di questua che, in
occasione della festa del Santo, attraversano ancora l'Abruzzo. A Scanno, che fu
tra i più fiorenti centri dell'economia armentizia, il ricordo di questo antico
componimento è ancora tanto vivo che Sant'Antonio, chiamato altrove Abate o di
Gennaio, è detto Barone, anche allo scopo di distinguerlo dal Santo di giugno,
detto del giglio, ed a cui si tributa una spettacolare festa.
La mattina del 17 gennaio, di buon ora, la famiglia Di Rienzo che un tempo
possedeva la maggiore parte delle greggi svernanti in Puglia, dà disposizione
che si collochi fuori il portone del suo aristocratico palazzo una o più grandi
caldai di rame, ricolmi di fumanti sagne con la ricotta.
I devoti, dopo aver ascoltato la messa nella vicina chiesa di Sant'Antonio
Abate, si avviano, con il prete in testa al corteo, verso casa Di Rienzo. Qui,
dopo che il religioso ha provveduto a benedire il cibo, con una speciale formula
che richiama molto l'incipit del cantare medioevale, ognuno si serve,
riportandosi a casa un mestolino di minestra che consuma per devozione.
La cerimonia, anche per lo scenario in cui si svolge è molto pittoresca e dà
avvio al Carnevale. Un tempo, subito dopo la distribuzione delle sagne, il
Corriere di Carnevale, cavalcando un recalcitrante somarello, annunziava per il
paese, a suon di tromba che erano aperti i festeggiamenti del periodo più pazzo
dell'anno. Lo seguivano le maschere tradizionali che ricalcavano l'antica
drammaturgia religiosa delle origini, rappresentando gli eremiti, i piccoli
confratelli e l'episcopello, un bambino che per un giorno impersonava il vescovo
e ne svolgeva le funzioni.
Per
saperne di più
Marco Notarmuzi, Eustacchio e Tecanera. Ovvero le tradizioni popolari di
Scanno, Teramo 1993
Camillo Guerriero Crocetti, L'antica poesia abruzzese, Carabba, Lanciano
1914
Come ci si arriva
A 25, uscita Cocullo. Prendere la strada per Anversa degli Abruzzi - Scanno e
seguire le indicazioni
A
chi chiedere informazioni
Municipio di Scanno, Vigili
urbani. Tel. 0864.747371
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