Nell’area
di Piano S. Giacomo, nota anche come Civita, già in passato sottoposta ad indagine
archeologica, nel 1994 si è avuta la scoperta più sensazionale. È stato riportato alla
luce un intero quartiere dell’antica Corfinium, costeggiato dalla viabilità
dell’epoca. La domus è l’edificio più esteso e più importante del complesso:
è databile al I secolo d.C. ed era sicuramente di proprietà di un cittadino benestante,
come dimostrano la ricchezza e la raffinatezza della pavimentazione mosaicata. Le terme
venute alla luce nella zona meridionale del quartiere, sono di epoca imperiale e furono
abbandonate nel III secolo d.C.
Nella zona ovest si trovano le tabernae, che conservano i muri e il
sistema di canalizzazione. L’intero sito fu abbandonato nel IV secolo.
Da segnalare è il santuario italico di contrada Sant’Ippolito,
consacrato, come fa supporre un cospicuo ritrovamento di statuette, ad
Ercole.L’edificio è caratterizzato da due ambienti addossati ad un muraglione. Di
notevole valore storico sono le tombe a grotticella, sepoltura tipica dei popoli peligni,
datate al IV sec. a.C. e rinvenute in località Impianata. A nord di tale zona presso
l’entrata sud-est del paese, gli archeologi hanno indagato alcune tombe a fossa del
IV secolo a.C. e nelle vicinanze il sito del tempio. Questi scavi hanno il merito di aver
confermato la destinazione sacra dell’area, ipotizzata all’inizio del secolo,
quando i due edifici presenti, databili al I secolo a.C., furono rilevati la prima volta.
L’epigrafia corfiniese
Preziosissime per la storia peligna sono le circa 250 epigrafi venute
alla luce nel territorio dell’antica Corfinium. Una parte di tali iscrizioni si è
conservata nel tempo grazie al loro reimpiego nei rifacimenti architettonici della
Basilicata di S. Pelino; il numero più consistente è confluito nel lapidario del Museo
di Corfinio, frutto dell’instancabile opera di Antonio De Nino che, a partire dal
1878, si impegnò affinché i reperti, fino ad allora ritrovati, non andassero perduti.
Nel Museo sono conservate circa 86 epigrafi; alcune delle quali sono
state pubblicate nel 1850 dal Momsen nel Corpus Iscriptionum latinarum. Il lapidario
ricopre cronologicamente un arco di circa tre secoli (dal I a.C al II d.C) che
corrispondono al periodo di massima attività del centro.